Daniel
2005-03-19 16:08:30 UTC
L'esordio delle "Bestie di Satana"
uccisero una cantante 19 anni fa
di FERRUCCIO SANSA e MARCO MENSURATI
VARESE - C'è un altro cadavere, il quarto, che si aggiunge alla lista degli
omicidi compiuti dalle "Bestie di Satana". Il cadavere è quello di Maddalena
Russo, una cantante da night strangolata con una cintura e poi abbandonata
su un prato vicino a Trezzano sul Naviglio a pochi chilometri da Milano. È
questo il primo delitto riconducibile alla setta, un assassinio che risale
al settembre del 1985 e che ha innescato la catena di sangue e morte che
arriva fino ad oggi.
Per questo motivo nei giorni scorsi il fascicolo dell'indagine conservato a
Milano è stato mandato alla procura di Busto Arsizio. Al di là delle
modalità, a collegare quella morte così lontana nel tempo a questa setta di
ragazzi poco più che ventenni, c'è un elemento clamoroso: l'identità
dell'assassino. Corrado Maria Leoni. Ovvero: il padre di Paolo Leoni, detto
Ozzy, attualmente indagato dalla procura di Busto, come personaggio chiave
della setta, e ritenuto dalla mamma di Chiara Marino "il mandante della
morte della figlia".
Il cadavere di Maddalena Russo - uccisa, come spiegò l'autopsia, a
mezzanotte in punto di venerdì 13, a settembre - era stato orrendamente
sfigurato dopo l'omicidio che era stato commesso con una cinta stretta
attorno al collo e a un braccio, in una sorta di incaprettamento. Sempre
secondo l'autopsia l'uomo in preda a una crisi violenta avrebbe continuato
ad infierire sulla donna anche quando aveva smesso di dare qualsiasi segnale
di vita: "Sia i segni della cintura attorno al collo, sia i segni delle
percosse - scrissero i medici - rimandano a lesioni sufficientemente gravi
da causare il decesso".
Le indagini rivelarono che Corrado Leoni (morto qualche anno fa) aveva una
personalità complessa. Dopo il delitto venne dichiarato incapace di
intendere e di volere. Era seguace della setta "Om-Sai ram" che fondava le
sue radici nella cultura mediorientale, all'interno del gruppo si era
guadagnato il nome di "Satana". Si vestiva sempre e solo di nero, andava in
giro con dei teschi appesi al collo e aveva la casa piena di anelli e
amuleti. Dalla mattina alla sera recitava strane litanie e ascoltava musica
orientale.
I faldoni dell'inchiesta si arricchiscono dunque di nuovi tremendi dettagli.
A questi, i ragazzi tratti in arresto ne hanno ieri aggiunti degli altri.
Parlando di una struttura organizzata: "C'era un grande capo. Una setta
superiore che ci chiedeva delle prove che dimostrassero la nostra fedeltà.
Voleva che fossimo pronti a obbedire a qualsiasi ordine", ha raccontato
Andrea Volpe, uno degli arrestati, agli inquirenti. Quali prove? "Quella
suprema, uccidere una persona. Ma non solo, anche qualsiasi genere di
violenza fisica.
La cupola era a Torino, ma anche in altre città del Piemonte e della Valle
d'Aosta c'erano delle cellule... "Alessandria, Novara, Aosta. Una tesi
plausibile, ma anche piuttosto facile. I pubblici ministeri annotano ogni
parola, ma restano piuttosto scettici: "La decisione di uccidere Chiara e
Fabio non viene da fuori. Ci sarebbero altre morti in Italia. Altri ragazzi
che si credono scomparsi e che invece e sono stati fatti scomparire...
uccisi, insomma, dalle sette".
(10 giugno 2004)
uccisero una cantante 19 anni fa
di FERRUCCIO SANSA e MARCO MENSURATI
VARESE - C'è un altro cadavere, il quarto, che si aggiunge alla lista degli
omicidi compiuti dalle "Bestie di Satana". Il cadavere è quello di Maddalena
Russo, una cantante da night strangolata con una cintura e poi abbandonata
su un prato vicino a Trezzano sul Naviglio a pochi chilometri da Milano. È
questo il primo delitto riconducibile alla setta, un assassinio che risale
al settembre del 1985 e che ha innescato la catena di sangue e morte che
arriva fino ad oggi.
Per questo motivo nei giorni scorsi il fascicolo dell'indagine conservato a
Milano è stato mandato alla procura di Busto Arsizio. Al di là delle
modalità, a collegare quella morte così lontana nel tempo a questa setta di
ragazzi poco più che ventenni, c'è un elemento clamoroso: l'identità
dell'assassino. Corrado Maria Leoni. Ovvero: il padre di Paolo Leoni, detto
Ozzy, attualmente indagato dalla procura di Busto, come personaggio chiave
della setta, e ritenuto dalla mamma di Chiara Marino "il mandante della
morte della figlia".
Il cadavere di Maddalena Russo - uccisa, come spiegò l'autopsia, a
mezzanotte in punto di venerdì 13, a settembre - era stato orrendamente
sfigurato dopo l'omicidio che era stato commesso con una cinta stretta
attorno al collo e a un braccio, in una sorta di incaprettamento. Sempre
secondo l'autopsia l'uomo in preda a una crisi violenta avrebbe continuato
ad infierire sulla donna anche quando aveva smesso di dare qualsiasi segnale
di vita: "Sia i segni della cintura attorno al collo, sia i segni delle
percosse - scrissero i medici - rimandano a lesioni sufficientemente gravi
da causare il decesso".
Le indagini rivelarono che Corrado Leoni (morto qualche anno fa) aveva una
personalità complessa. Dopo il delitto venne dichiarato incapace di
intendere e di volere. Era seguace della setta "Om-Sai ram" che fondava le
sue radici nella cultura mediorientale, all'interno del gruppo si era
guadagnato il nome di "Satana". Si vestiva sempre e solo di nero, andava in
giro con dei teschi appesi al collo e aveva la casa piena di anelli e
amuleti. Dalla mattina alla sera recitava strane litanie e ascoltava musica
orientale.
I faldoni dell'inchiesta si arricchiscono dunque di nuovi tremendi dettagli.
A questi, i ragazzi tratti in arresto ne hanno ieri aggiunti degli altri.
Parlando di una struttura organizzata: "C'era un grande capo. Una setta
superiore che ci chiedeva delle prove che dimostrassero la nostra fedeltà.
Voleva che fossimo pronti a obbedire a qualsiasi ordine", ha raccontato
Andrea Volpe, uno degli arrestati, agli inquirenti. Quali prove? "Quella
suprema, uccidere una persona. Ma non solo, anche qualsiasi genere di
violenza fisica.
La cupola era a Torino, ma anche in altre città del Piemonte e della Valle
d'Aosta c'erano delle cellule... "Alessandria, Novara, Aosta. Una tesi
plausibile, ma anche piuttosto facile. I pubblici ministeri annotano ogni
parola, ma restano piuttosto scettici: "La decisione di uccidere Chiara e
Fabio non viene da fuori. Ci sarebbero altre morti in Italia. Altri ragazzi
che si credono scomparsi e che invece e sono stati fatti scomparire...
uccisi, insomma, dalle sette".
(10 giugno 2004)